Bersani, sai cosa fai?
È facile supporre che una persona scelga il proprio percorso universitario in funzione dei propri interessi e delle proprie aspirazioni. Il ministro Bersani, ad esempio, ha deciso che il campo in cui voleva eccellere fosse la filosofia, ed in questo campo si è laureato. Immagino che delle attività produttive gli importasse poco quasi quanto poco oggi dimostri di capirne.
Se non fosse così seria la situazione sarebbe ridicola. Dopo una marea di proclami sulla pace sociale da ritrovare riesumando la “concertazione” il nostro, nottetempo, ha sparato una raffica di provvedimenti che avevano, a dir suo, lo scopo di riattivare l’economia.
Non si può non cominciare a parlare dei taxi. L’idea iniziale era quella di aumentarne il numero. Alla fine si è giunti ad un “compromesso”: i taxista, oggi, possono lavorare molte più ore (magari dando il taxi a parenti od amici) e questo permetterà loro di guadagnare di più e di ammortizzare meglio il costo della vettura. In compenso, e su questo il pelatone di Piacenza non ha ceduto, i sindaci, se se la sentiranno di sopportare uno sciopero che paralizzerà per un tempo indefinito il loro centro città, magari durante qualche manifestazione importante, potranno permettere agli stessi tassisti di avere più di una vettura.
Intendiamoci, che per Bersani fosse un problema non trovare taxi sotto Montecitorio lo capisco, che non volesse arrivare tardi al ristorante pure. E comprendo pure il suo desiderio di eliminare questa rogna, ma serviva fare tutto questo casino?
Tra l’altro, non è che l’accordo sia stato frutto di un lampo di creatività innovativa di questa o di quella parte. Credo che chiunque si fosse messo a parlare del problema con un qualsiasi tassista si sarebbe sentito rispondere che le difficoltà erano due:
1) Quella dei turni che gli impedivano di aumentare la presenza in ore di punta
2) Quella delle corsie preferenziali, perché se prendi un taxi per andare in periferia, e poi questo deve tornare in centro per trovare altri clienti, magari passando delle ore incolonnato nel traffico, deve farti pagare anche il tempo perso così. Ed in più, mentre è bloccato, non è disponibile per un altro cliente.
Sulla seconda c’è solo da costruire infrastrutture. Sulla prima, beh, direi che non si dovranno più lamentare.
Mi sono dilungato e cerco di chiudere, vorrei solo segnalare la turbata di imporre il pagamento con bonifico, assegno, bancomat o carta di credito per tutte le prestazioni mediche sopra i 100 euro.
Il primo effetto che mi viene in mente è che tutti avranno un facile promemoria per sapere quali redditi dedurre dalla dichiarazione. Spero che la lista dei movimenti basti come prova. Sarebbe un bel risparmio. Per quanto riguarda invece l’eliminazione dell’elusione non riesco a trovare nessun motivo per cui uno che pagava in nero un medico oggi non dovrebbe più farlo. Anzi, se non avesse il bancomat sarebbe quasi costretto a farlo.
Quello che invece prevedo sarà un robusto aumento degli introiti delle banche che ci mangeranno qualche commissione per ogni prestazione e che vedranno l’arrivo di qualche cliente in più, prevalentemente vecchietti e malati incapaci di verificare la correttezza degli estratti conto.
Una piccola ultima cosa, il decreto Bersani riprende molti dei suggerimenti presentati dall’ Autorithy per la Concorrenza e il Mercato nella relazione del 18 novembre 2005. Parlo in particolare delle tariffe degli avvocati. Solo che in questa relazione si parlava anche di architetti e notai. Che fine hanno fatto?
Saluti
R.D.
1 Comments:
Gratta, gratta e di "liberalizzazione" c'è solo l'uso improprio del termine ad uso di chi ancora crede alle parole d'ordine dei cattocomunisti ... ;-)
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